RACCONTI D’INVERNO


mercoledì 18 ottobre 2017 ore 22:00
mercoledì 25 ottobre 2017 ore 20:30
mercoledì 15 novembre 2017 ore 22:00
mercoledì 22 novembre 2017 ore 22:00
mercoledì 20 dicembre 2017 ore 22:00
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Nuovo Teatro Sanità

Piazzetta S. Vincenzo 1 – Napoli

  Dove siamo

Racconti D’Inverno

Racconti d’inverno è un progetto ideato da Carlo Caracciolo per rendere ancora più vivo a partecipativo lo spazio del Nuovo Teatro Sanità. L’idea è quella di unire il teatro alla letteratura, per recuperare alla modernità l’arte antica del racconto, ossia l’origine ancestrale del teatro stesso.

«Siamo partiti chiedendo ad alcuni scrittori di donare, per una sola sera al Nuovo Teatro Sanità, un proprio racconto, che avesse una spiccata vocazione all’oralità», spiega Caracciolo, che curerà anche le mise en espace dei racconti.

Il progetto intende realizzare un’occasione di incontro tra scrittori e attori, ma soprattutto tra gli stessi e il pubblico, che verrà invitato ad ascoltare le storie in compagnia di un thè ristoratore.

Ad accogliere le serate, sarà il palcoscenico del Nuovo Teatro Sanità, che per l’occasione diventerà spazio comune che ospiterà pubblico, attori e scrittori, per vivere un’esperienza all’insegna della condivisione e dello scambio. Un modo nuovo per stare insieme, annullando qualsiasi tipo di diaframma tra chi racconta e chi ama ascoltare.

L’appuntamento è fissato per il mercoledì, alle ore 22.00. Dopo cena, come al tempo dei racconti intorno al fuoco, ci si incontrerà per far rivivere la facoltà epica, un’arte antica da cui è nato il teatro.

  

I RACCONTI D’INVERNO

Un progetto di Carlo Caracciolo

 

18 OTTOBRE ORE 22.00

MA QUALE AMORE

di Valeria Parrella

legge Cristina Donadio

L’affascinante Cristina Donadio ci conduce per mano nel mondo e nelle parole di Valeria Parrella.

L’attrice condividerà il palco con il pubblico che siederà attorno lei. Una condivisione totale di emozioni attraverso l’affabulazione.

La storia

La Scrittrice è a Buenos Aires con Michele. Il pretesto è attraversare la città di Borges, del tango, delle bistecche e di Maradona; la realtà è che la loro storia sta per precipitare e questo viaggio è un tentativo di salvare il salvabile. Se il viaggio è un pretesto, il libro però è altro ancora. È il racconto di uno spaesamento, di un senso di estraneità esistenziale, è il racconto di un luogo, che non è Buenos Aires e neppure Napoli, ma in qualche modo le comprende entrambe, è il luogo dell’esperienza e della memoria. Con una scrittura immediata che chiama direttamente in causa il Lettore, Valeria Parrella ci precede e ci spiazza, eleggendoci complici delle sue strategie. E ci seduce con un romanzo inquieto d’amore e di protesta.

 

8 novembre ore 21.00

(EVENTO SPECIALE)

DIVORZIARE CON STILE

di Malinconico Blues

con Diego de Silva, Stefano Giuliano (sassofono), Aldo Vigorito (contrabbasso)

Ci sono personaggi che continuano a camminarci in testa anche a libro chiuso, tanto vivi che sembra d’incontrarli in giro. Vincenzo Malinconico è così, funziona per contagio. Spara battute a mitraglia e ci costringe a pensare ridendo

«Le volte in cui mi capita di avere ragione, sono sempre solo»

Mentre vive, Vincenzo Malinconico cerca di capire come la pensa. Per questo discetta su tutto, benché nessuno lo preghi di farlo. Abilissimo nell’analizzare i problemi ma incapace di affrontarli, dotato di un’intelligenza inutile e di un umorismo autoimmune, si abbandona alla divagazione filosofica illuminandoci nell’attimo in cui ci fa saltare sulla sedia dal ridere. Malinconico, insomma, è la sua voce, che riduce ogni avventura a un racconto infinito, ricco di battute fulminanti e di digressioni pretestuose e sublimi. Puri gorgheggi dell’intelletto. Questa volta Vincenzo e la sua voce sono alle prese con due ordini di eventi: il risarcimento del naso di un suo quasi-zio, che in un pomeriggio piovoso è andato a schiantarsi contro la porta a vetri di un tabaccaio; e la causa di separazione di Veronica Starace Tarallo, sensualissima moglie del celebre (al contrario di Malinconico) avvocato Ugo Maria Starace Tarallo, accusata di tradimento virtuale commesso tramite messaggini, che Tarallo (cinico, ricco, spregiudicato e cafone) vorrebbe liquidare con due spiccioli. La Guerra dei Roses tra Veronica e Ugo coinvolgerà Vincenzo (appartenente da anni alla grande famiglia dei divorziati) molto, molto piú del previsto. E una cena con i vecchi compagni di scuola, quasi tutti divorziati, si trasformerà in uno psicodramma collettivo assolutamente esilarante. Perché la vita è fatta anche di separazioni ricorrenti, ma lo stile con cui ci separiamo dalle cose, il modo in cui le lasciamo e riprendiamo a vivere, è – forse – la migliore occasione per capire chi siamo. E non è detto che sia una bella scoperta.

 

15 NOVEMBRE ORE 22.00

 IL GRANDE STRUZZO

di Viola Ardone

legge Lalla Esposito

Negli uffici redazionali del Grande Struzzo Editore regna il silenzio. È appena passata l’ora di chiusura e Annarita Busiello,

impiegata matricola 128 con contratto a tempo determinato e scaduto da circa 25 minuti, dopo aver marcato per l’ultima volta il suo badge,

si aggira per i corridoi deserti in cerca del feroce editore, Vacca Sacra, per affrontarlo faccia a faccia e senza paura.

Come finirà la sfida tra la timida dipendente e l’arrogante datore di lavoro? Chi vincerà in questo duello all’ultimo sangue?

Un noir sarcastico e grottesco, dal finale inatteso, in cui la lotta contro il precariato si trasforma in lotta per la sopravvivenza e in cui

non è mai del tutto chiaro chi sarà la vittima e chi il carnefice.

Proprio come nella vita.

 

22 NOVEMBRE ORE 22.00

A QUARANTA METRI DA TERRA

di Mario Gelardi

leggono Carlo Caracciolo, Andrea Di Maria e Irene Grasso

 A dieci metri da terra, il sole ti martella in testa, lasciandoti chiazze come di sale sulla pelle.

Il sole a venti metri da terra ti scava solchi in viso e, ad ogni solco, ad ogni ruga, lascia come un tatuaggio sulla tua pelle.

In piedi su un asse, a trenta metri da terra, il sole è come lama di coltello, lascia piccoli tagli sulla tua pelle senza mai andare a fondo, come un’interminabile tortura cinese.

A quaranta metri da terra, il sole rimbalza sulle pietre bianche di calcare,  il sudore è come olio caldo che frigge la pelle.

Erano in quattro, in piedi sul limite estremo dell’impalcatura, sotto di loro qualche centinaio di persone li guardavano con gli occhi in su: madri, figli, amici, curiosi, due camionette della polizia e una macchina con la sirena sopra, tre giornalisti di cui una di una televisione locale, due cani randagi di cui uno zoppicante.

Quattro operai che vedono a rischio il proprio posto di lavoro, decidono di salire in cima ad un palazzo in costruzione e protestare.

Una scena che forse abbiamo visto in qualche telegiornale con distrazione.

Quattro uomini e quattro storie ed altrettante famiglie in ansia, lì sotto quel palazzo, con gli occhi in su.

Sette giorni per ritrovare il proprio lavoro, per crearsi una nuova vita, sette giorni soli in cima ad un palazzo di quaranta metri.

Ma col passar dei giorni arriva la stanchezza, per qualcuno sdi fa sentire la salute o l’età, così  ad uno a uno scendono, perché quella situazione così precaria diventa impossibile da sopportare.

Il racconto rimbalza di continuo tra chi è sopra il palazzo, una piccola comunità di operai, e il mondo di formiche che si agita ai loro piedi.

Ma gli occhi restano a guardare all’insù, verso l’ultimo degli operai che non ne vuole proprio sapere di scendere.

 

20 DICEMBRE ORE 21.00

UN’ORA E MEZZA

di Patrizia Rinaldi

legge Marcello Romolo

 “Un’ora e mezzo” racconta una difficoltà evidente: vivere con una persona schizofrenica che si impossessa di speranze e identità e le fagocita, le spezza. Vincenzo per gli abitanti del quartiere è il mostro pazzo che non trova pace e che non la fa trovare, eppure nei suoi pensieri e nelle sue manie ossessive mette a nudo e fa suoi gli istinti più pericolosi degli altri, forse per perdonarli.

“Vita di attore” dice la dolcezza e la rabbia di chi vorrebbe vivere di teatro e invece ha visto la passione artistica corrodersi in sopravvivenza. È il racconto di tournée improbabili, di famiglie mancate, di incontri infallibili e della delicatezza ironica e consapevole. Un capocomico cattivo riesce, nonostante tutto, a trovare pazienza di equilibrio persino nei fallimenti. Persino nell’amore.

BALLATA DEL TUO RITORNO A CASA

di Riccardo Brun

legge Giampiero De Concilio