Produzioni


TUR DE VASC

 

 

 

 

 

 

 

ideato e diretto da Carlo Geltrude

 

La bolletta di Mario Gelardi, con Laura Borrelli e Luciano Saltarelli
Mastini di Elvira Buonocore, con Vincenzo Antonucci e Mariano Coletti
Vendesi di Marina Cioppa, con Daniela De Vita e Gennaro Maresca

Sali e tabacchi di Michele Brasilio, con Sergio Longobardi e Alessio Galati
O spusalizio di Noemi Giulia Fabiano, con Agostino Chiummariello e Anna De Stefano
L’orso di Gennaro Esposito, con Riccardo Ciccarelli e Lalla Esposito

e con gli accompagna-tur Vincenzo Antonucci e Gaetano Migliaccio

 

aiuto regia Gaetano Migliaccio

assistente alla regia Mario Ascione

progetto fotografico Ciro Battiloro

una produzione Nuovo Teatro Sanità

con il sostegno di Fondazione di Comunità San Gennaro

 

“Tur de Vasc” è il nuovo progetto targato ntS’, ideato e diretto da Carlo Geltrude. Spettacolo site-specific e itinerante, “Tur de Vasc” introduce gli spettatori nel ventre del Rione Sanità, guidati da un “accompagna-tur”, per scoprire quel che avviene in tre vasci abitati, palcoscenici reali che restituiscono storie, atmosfere e umori alla messinscena. La drammaturgia è stata affidata ai giovani autori del progetto “Scritture di scena”, guidato da Mario Gelardi e riconosciuto dal Mibac come attività di formazione. La prima sessione è intitolata “Storie nuove”. “La bolletta” di Mario Gelardi, una storia delicata che affronta il tema del gioco d’azzardo, interpretata da Luciano Saltarelli e Laura Borrelli. A seguire “Mastini” di Elvira Buonocore, interpretato da Vincenzo Antonucci e Mariano Coletti, che racconta la fragilità dei giovani che diventano precocemente adulti; questa sessione dedicata alla nuova drammaturgia si concluderà con “Vendesi” di Marina Cioppa, una storia cruda e spietata tra due classi sociali che si incontrano, interpretata da Gennaro Maresca e Daniela De Vita. La seconda sessione è intitolato “Čechov dint’ ‘o vasc”, ed è un lavoro di riscrittura sui racconti e atti unici dello scrittore russo:“Sali e Tabacchi” di Michele Brasilio, ispirata a “I danni del tabacco”, interpretato da Sergio Longobardi e Alessio Galati e “‘O Spusalizio” di Noemi Giulia Fabiano, ispirato a “Domanda di matrimonio”, che vede protagonisti Agostino Chiummariello e Anna De Stefano. La sessione “Čechov dint’ ‘o vasc” termina con Lalla Esposito e Riccardo Ciccarelli interpreti de “L’orso”, ripensato da Gennaro Esposito.

«Ho pensato questo format – spiega Carlo Geltrude –, che coinvolge sia attori scelti tra i giovani della compagnia del teatro che attori di esperienza, per creare una connessione tra la vita quotidiana del Rione Sanità, i suoi abitanti e il teatro — quello contemporaneo e quello classico —, che riesce ancora a parlarci. Il basso napoletano rappresenta un universo spesso imprevedibile, che va al di là di ogni preconcetto e, grazie alla forza del teatro, degli attori e della parola, abbatte ogni differenza sociale e culturale. Il progetto, inoltre, ha ricevuto il sostegno fondamentale della Fondazione di Comunità San Gennaro che, mediante i suoi operatori, ha permesso l’incontro con i protagonisti di questo progetto: Bakalù, Pinuccia, Doruccia, Enzuccio e Tina hanno messo a disposizione le loro case permettendo al pubblico di godere di un’esperienza unica. “Tur de Vasc” è inoltre sponsorizzato da quattro esercenti della rete di commercianti del quartiere: la pasticceria “Antonio Sannino”, la macelleria “Vittozzi” e le pizzerie “La taverna di Totò” e “Carla e Salvatore Oliva”».


NERIUM PARK

di Josep Maria Miró

traduzione Angelo Savelli

con Chiara Baffi e Alessandro Palladino

regia Mario Gelardi

produzione Nuovo Teatro Sanità


Date

1 e 2 marzo 2019 | Teatro di Rifredi, Firenze
6 – 10 marzo 2019 | Teatro Nuovo, Napoli
16 e 17 marzo 2019 | Teatro Civico 14, Caserta
21 – 24 marzo 2019 | Spazio Diamante, Roma

 

Il Nuovo Teatro Sanità, riconosciuto dal MIBAC come Progetto Speciale, ha ottenuto il Premio Rete Critica come Miglior progetto teatrale 2017. Lo spazio è stato aperto nel cuore della città da Mario Gelardi, drammaturgo e regista, che ha firmato le regie degli spettacoli teatrali Gomorra e La paranza dei bambini, dai romanzi di Roberto Saviano.

Nel 2019 il Nuovo Teatro Sanità presenta sulle scene nazionali la sua prima produzione: NERIUM PARK, dello spagnolo Josep Maria Miró, testo rappresentato nel mondo con grande successo. L’edizione italiana vedrà in scena, diretti da Mario Gelardi, due giovani attori napoletani: Chiara Baffi (Premio Ubu – Miglior Attrice Under 30 e Premio Eleonora Duse – Miglior Attrice Emergente), con lunghe esperienze nelle compagnie di Luca De Filippo e Toni Servillo, anche diretta da nomi quali Francesco Rosi e Mario Martone, e Alessandro Palladino, attore di formazione teatrale e tra i protagonisti di Gomorra e del film Due soldati di Marco Tullio Giordana.

NERIUM PARK
Marta e Bruno sono una giovane coppia che decide di acquistare, attraverso un mutuo trentennale, un prestigioso appartamento in un complesso abitativo di nuova costruzione alla periferia della città. La coppia si trova in un momento professionale e personale in cui tutto sembra procedere al meglio, e questa novità non può che rafforzare il loro legame. Col passare dei mesi, però, i due si accorgono di essere gli unici abitanti di quel luogo, che ora non appare più così incantevole. Lo spettacolo racconta dodici mesi nella vita di Marta e Bruno, che non hanno modo di liberarsi di quella casa che nessuno vuole più. A questo si aggiunge il licenziamento di Bruno, che rende i rapporti tra i due sempre più nervosi. Quella che sembrava la storia d’amore di una giovane coppia, allietata anche dalla notizia dell’arrivo di un figlio, si trasforma in un crescendo di tensioni e di suspense.

L’AUTORE
Josep Maria Miró è autore e regista teatrale catalano, di fama internazionale. Ha ricevuto oltre una dozzina di premi, in particolare il prestigioso Premio Born nel 2009 e 2011. I suoi testi sono stati tradotti in quindici lingue e prodotti in molti paesi, tra cui Argentina, Messico, Regno Unito, Francia, Italia, Stati Uniti, Cipro, Grecia, Germania, Russia, Croazia, Brasile, Uruguay, Porto Rico. Dalla stagione 2013-14 è membro del Comitato di lettura del Teatro Nazionale della Catalogna (TNC). Il suo Nerium Park è stato tradotto da Angelo Savelli, ed è presentato in Italia dal Nuovo Teatro Sanità in anteprima assoluta.


I KIWI DI NAPOLI

di Philipp Löhle

traduzione Maria Carmen Morese e Anita Schnierle

con Vincenzo Antonucci, Luigi Bignone, Anna De Stefano, Carlo Geltrude, Salvatore Nicolella, Alessandro Palladino, Federica Totaro e Beatrice Vento

adattamento e regia Carlo Geltrude

produzione Nuovo Teatro Sanità e Goethe Institut di Napoli

 

Nel 2018, grazie a Cities on the Edge, sono nate tre produzioni che affrontano attraverso il linguaggio della musica, del teatro e della danza le tematiche dell’utopia e del lavoro. A Herne, oltre al lavoro del Nuovo Teatro Sanità, vanno in scena “Opus” del coreografo Ben Fury, con I giovani di Marsiglia, Flo, Jeff, Jikay, Lilokey, Mzé Boogie, Tiga e “In passato tutto era peggio di oggi … tranne il futuro”, realizzato dai giovani di Bochum e Herne, con la direzione artistica di Inga Sponheuer, Manuel Moser, Sandra Sanchez.
Alla prima, a Herne, sarà presente anche il Sottosegretario per Affari Culturali Internazionali del Ministero degli Affari Esteri di Berlino, Michelle Müntefering.

Un’occasione unica per I giovani attori del Nuovo Teatro Sanità, che portano in scena il testo “I kiwi di Napoli”, nato da una residenza che il drammaturgo tedesco Philipp Löhle ha condotto presso il Nuovo Teatro Sanità, a gennaio scorso. L’autore, che ha già collaborato con il teatro Sanità per lo spettacolo “Noi non siamo barbari!” (Wir sind keine Barbaren!), diretto da Mario Gelardi e prodotto dal Goethe Institut di Napoli, ha raccolto una serie di interviste fatte ai giovani attori che compongono la compagnia, e con loro ha visitato la città, facendo confluire il materiale nella stesura del suo testo.

“I kiwi di Napoli” vuole raccontare il capoluogo partenopeo, in particolare le paure delle nuove generazioni viste con gli occhi dell’autore Tedesco, cercando di attreversare il velo sottile di luoghi comuni che esiste tra due culture, quella italiana e quella tedesca, che l’autore prova a spazzare via.

La vicenda si dipana attraverso le storie di un gruppo di giovani che, se all’inizio appaiono indipendenti l’una dall’altra, trovano nel finale un filo rosso che le unisce. Tre storie, tre emergenze, tre tipi di paura che attanagliano la mente dei protagonisti. La paura di non trovare lavoro e di potersi realizzare nella propria città; la paura che la criminalità organizzata possa occupare e gestire in qualche modo la propria vita e la paura atavica, quella che ereditiamo da generazioni, rappresentata dalla grande montagna assopita che può svegliarsi da un momento all’altro.
A proposito del nuovo lavoro di Löhle, il direttore artistico dello spettacolo Mario Gelardi ha spiegato: «Con “Noi non siamo Barbari!” abbiamo fatto un percorso al contrario rispetto a quello che ha portato avanti Philipp ne “I kiwi di Napoli”: abbiamo messo in scena un testo che risentiva fortemente della mentalità tedesca. La sfida più grande è stata riuscire a restituire alcune visioni lontane dalle nostre facendole passare attraverso la nostra mentalità, il nostro modo di fare teatro, i nostri codici. Alla fine ci siamo riusciti: i miei attori si sono trovati a riflettere sulla necessità di entrare in una cultura, una mentalità e una lingua diversa. Ma il teatro è lingua universale, l’ispirazione e la voglia di sperimentare hanno fatto il resto».


BRUCIA L’EUROPA

di Mario Gelardi, Alessandro Palladino e Davide Pascarella

con Federica Aiello, Riccardo Ciccarelli, Annalisa Direttore, Alessandro Palladino

l’opinione pubblica è rappresentata da Vincenzo Antonucci, Mariano Coletti, Carlo Geltrude, Salvatore Nicolella

regia Mario Gelardi

produzione Nuovo Teatro Sanità

 

Lo spettacolo diretto da Gelardi affronta alcuni tra i temi di maggiore attualità: il terrorismo, la paura dell’altro, la quotidianità alterata dalle informazioni, le fake news. L’impianto drammaturgico è diviso in quadri: ci si trova immersi nei pensieri di uno studente di filosofia, un giovane terrorista con la passione del nuoto che, mentre è diretto verso la spiaggia dove di lì a poco compirà una strage di turisti, ripassa gli argomenti dell’esame che l’indomani mattina dovrà sostenere all’università. O ancora, si è davanti a una macchia di bruciato, lasciata da un terrorista dopo un attentato fallito alla metropolitana di Bruxelles, che si anima e diventa personaggio, in un clima assolutamente paradossale e sopra le righe.

«È ancora sicuro viaggiare in Europa? Perché i terroristi ci odiano tanto? Come si può fermare il terrorismo? Queste sono alcune delle domande che pone “Brucia l’Europa”. Diciamolo subito — spiega l’autore e regista Mario Gelardi —, le risposte non le abbiamo. Il nostro tentativo è quello di usare la satira come mezzo di difesa, difesa dall’intolleranza, dalla violenza, dal razzismo, dai fascismi. La formula che abbiamo adottata è ispirata ai film ad episodi degli anni sessanta e settanta, che vedevano la collaborazione di registi-autori, per raccontare il costume, la politica, la società italiana»

Gli attori interpretano decine di personaggi che si alternano e si rincorrono nel racconto teatrale: «È un lavoro collettivo — continua Gelardi —, che vede insieme a me altri due autori, Alessandro Palladino e il giovane Davide Pascarella, allievo del laboratorio di drammaturgia del Nuovo Teatro Sanità. In scena otto attori interpretano diversi personaggi e un coro che vuole essere un vero e proprio specchio dei tempi, di quell’opinione pubblica che vede sui social il suo vero, violento, sfogo. Si tratta di uno spettacolo politico, ma senza tesi da dimostrare, solo una proposta personale degli autori per non sottrarsi a una domanda fondamentale: è ancora possibile un’Europa unita?». “Brucia l’Europa” vuole raccontare di una guerra mai dichiarata, ma che alberga negli animi di tutti noi.


LA PARANZA DEI BAMBINI

di Mario Gelardi e Roberto Saviano

con Vincenzo Antonucci, Luigi Bignone, Riccardo Ciccarelli, Mariano Coletti, Giampiero De Concilio, Simone Fiorillo, Carlo Geltrude, Antonio Orefice, Enrico Maria Pacini

scene Armando Alovisi

musiche Tommy Grieco

regia Mario Gelardi

coproduzione Marche Teatro in collaborazione con il Nuovo Teatro Sanità

 

Dieci ragazzini in scooter sfrecciano contromano alla conquista di Napoli. Quindicenni dai soprannomi innocui – Maraja, Briatore, Dentino, Lollipop, Drone –, scarpe firmate, famiglie normali e il nome delle ragazze tatuato sulla pelle. Adolescenti che non hanno domani e nemmeno ci credono. Non temono il carcere né la morte, perché sanno che l’unica possibilità è giocarsi tutto, subito. Sanno che “i soldi li ha chi se li prende”. E allora, via, sui motorini, per andare a prenderseli, i soldi, ma soprattutto il potere.

Nel gergo camorristico “paranza” significa gruppo criminale, ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si pescano soprattutto pesci piccoli per la frittura di paranza. L’espressione “paranza dei bambini” indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l’immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti: piscitielli, proprio come questi ragazzini. Raccontare la paranza dei bambini significa tratteggiare la nuova forma che la camorra napoletana ha assunto: barbe lunghe e corpi completamente tatuati, ma giovanissimi. Queste storie, tra doglie, sforzi, lacrime e muscolose spinte di rabbia, diventeranno il mio prossimo romanzo. Così come 10 anni fa fu con “Gomorra”, ho voluto portare in scena questo libro in collaborazione con Mario Gelardi.

“Guardati dentro. Guardati dentro profondamente, ma se non provi vergogna non lo stai facendo davvero. E poi chiediti se sei fottuto o fottitore”. La paranza racconta l’evoluzione criminale di un gruppo di ragazzini che vedono nella carriera all’interno del clan l’unica fuga da una vita che non li accontenta in niente. Sono giovani allo stato brado, una tribù, animali in cattività, i loro segni sono vistosi tatuaggi sul corpo, barbe lunghe, rapporti freddi, chirurgici.

Ne “La paranza dei bambini” nessuno può dirsi salvo, perché non esiste alcun rapporto umano che non sia l’appartenenza alla tribù. La tragedia in questa storia resta rintanata negli angoli bui delle coscienze dei protagonisti, sempre pronta a venire alla luce, così come farà nel finale che sconvolgerà definitivamente questi bambini diventati uomini troppo in fretta. La gabbia in cui hanno rinchiuso le loro anime si trasforma in una gabbia fisica, tangibile, che si chiuderà su sé stessa. Immagino questi ragazzini come quelli de “il signore delle mosche” che rimasti soli si costruiscono un loro ordinamento sociale, delle loro regole.

Roberto Saviano


LA GIUSTA PARTE – Testimoni e storie dell’antimafia

 

con Carlo Geltrude, Mariano Coletti, Anna De Stefano, Vincenzo Antonucci, Riccardo Ciccarelli

a cura di Mario Gelardi

 

Dopo il successo ottenuto al festival “Politicamente Scorretto” diretto da Carlo Lucarelli a Casalecchio di Reno, i giovani attori del Nuovo Teatro Sanità, mettono in scena con la regia di Carlo Caracciolo e Mario Gelardi, le storie di vittime innocenti di camorra e di semplici cittadini che ogni giorno, combattono le mafie. Non storie di eroi, ma di uomini “normali”, di chi ha scelto di fare il proprio dovere. In scena si alternano le vite di vittime come Annalisa Durante, Gianluca Cimminiello, Teresa Buonocore, Giancalo Siani, a quelle piene di speranze dei pulcini dell’Arci Scampia e a quella di un giovane imprenditore di Castelvolturno.

Parte dei ricavati del progetto “LA GIUSTA PARTE” vanno a finanziare un progetto scolastico per l’istituto penitenziario minorile di Nisida.

Autori a volte giovanissimi, siciliani e campani, a confronto per raccontare storie e memorie di chi ha combattuto e combatte la criminalità. Non solo vicende legate a fini tragiche di servitori della giustizia, ma soprattutto la testimonianza di chi quotidianamente porta avanti la propria battaglia contro il crimine. Sono storie di coraggio e di speranza, memorie di una resistenza quotidiana, per tenere gli occhi aperti, sempre. In un Paese dove la presenza mafiosa è ancora così forte, ricordare serve. Ma non basta. Raccontare, parlare, scrivere ciò che si è vissuto sulla propria pelle è un’esigenza impellente. E ci vuole un segno tangibile che rimanga nel tempo, che non venga cancellato come le vite dei morti di mafia. “La giusta parte” è proprio questo: raccontare prima di essere costretti a ricordare.

Durante lo spettacolo è possibile ospitare i testimoni reali delle storie raccontate per un dibattito con i ragazzi.

LO SPETTACOLO E’ CONSIGLIATO AD UN PUBBLICO DAI 14 ANNI IN POI