T – Club a cura di Riccardo Ciccarelli: “Le spose” in scena al Duel Club | 8 e 15 dicembre

 lunedì 2 Dicembre 2019

8 dicembre ore 19.00

Duel Club | via Antiniana 2A, Napoli

LE SPOSE

un progetto di Mario Gelardi

scritto da Elvira Buonocore, Margherita Ortolani, Marta Polidoro, Auretta Sterrantino

con Arianna Cozzi, Sara Esposito, Enrico Pacini, Marcella Spina, Beatrice Vento

scenografia Michele Lubrano Lavadera

luci di Alessandro Messina

costumi a cura di Angela Bove, Rachele Nuzzo, Sara Oropallo, Viviana Petillo

regia di Riccardo Ciccarelli e Gennaro Maresca

aiuto regia Gaetano Migliaccio

una produzione Nuovo Teatro Sanità, Duel Club, Bonus Lab

Il Nuovo Teatro Sanità, dopo le esperienze di teatro site-specific, prima nelle camere d’albergo del Grand Hotel Parker’s e poi nei bassi del rione Sanità, dà vita ad un nuovo entusiasmante esperimento di teatro fuori dal teatro dal titolo T-Club, che ripensa gli spettacoli ambientandoli in discoteca, con la direzione artistica di Riccardo Ciccarelli. Il progetto nasce in sinergia con il Duel Club, dove l’8 dicembre ore 19 si parte con “Le spose”, un progetto di Mario Gelardi, con Arianna Cozzi, Sara Esposito, Enrico Pacini, Marcella Spina, Beatrice Vento, per la regia di Riccardo Ciccarelli e Gennaro Maresca. Quattro autrici under 40, Elvira Buonocore, Margherita Ortolani, Marta Polidoro e Auretta Sterrantino, riscrivono quattro testi ispirandosi alle spose di Shakespeare: l’idea nasce da quattro abiti nuziali abbandonati nella costumeria del ntS’. Le spose Ofelia, Lady Macbeth, Desdemona, Lavinia, madri, amanti, sorelle, regine, fate, streghe, rivendicano un ultimo alito di parola, una vita che non sia in funzione del loro uomo ed è nel regno della libertà — la discoteca — che trovano il coraggio di ricongiungersi a se stesse. Per info e prenotazioni al 3396666426; i biglietti sono acquistabili al link https://www.go2.it/evento/le_spose/4323Costo: 15 euro comprensivo di consumazione al bar.

«Tre giovani autrici — racconta Mario Gelardi — e un intruso hanno deciso di far vivere quegli abiti, di farli indossare a quattro personaggi di Shakespeare: Lady Macbeth, Ofelia, Desdemona, Lavinia. Quattro donne di un tempo passato, ma anche quattro donne dei giorni nostri, che parlano la nostra lingua, magari il nostro dialetto e che raccontano la propria storia: il proprio matrimonio. Ma le nozze non posso celebrarsi se, prima o poi, non arriva uno sposo, un giovane uomo che incarna tanti protagonisti di Shakespeare e che gioca con le donne così come solo Falstaff sapeva fare».

Così gli abiti, all’apparenza mai usati, trovano un’altra sorte ripensati da giovani costumiste, in modo che ognuno di loro possa fare il suo ingresso trionfale. «In scena le donne di Shakespeare si appropriano di uno spazio, quello del racconto, in cui hanno la possibilità di rivendicare la propria identità – spiegano i due registi. La resurrezione e rivalsa di questi corpi rigorosamente in abito nuziale, in bilico tra un gioco in uno spazio elisabettiano e il silenzio di una navata che punta all’altare trova una nuova arena in cui è rappresentata l’esaltazione del sì, lo voglio, che in discoteca diventa: ti voglio».